C’è un pensiero che tiene insieme (tra le tante cose) Didattica a Distanza, diffusione e utilizzo dei social media,  giovani-che-fissano-i-telefoni e il premio Mediastars per Virtuoso & Belcanto ed è il misconoscimento della distinzione tra strumenti e linguaggi.
Mancata distinzione che, appunto, è alla base di molti fraintendimenti digitali.
Tenterò di addentare il problema come si sfoglia un carciofo, dall’esterno.
Il contesto sociale contemporaneo è caratterizzato dalla pervasività dei media digitali: convergenti, interconnessi, mobili e sempre più partecipativi. Conoscerli in modo approfondito, saperli utilizzare con profitto è diventato un obiettivo professionale non da poco. Allo stesso modo questa pervasività ha costruito un bias cognitivo basato su una presunta mancanza di realtà, nell’azione di usarli, e una diffusa sensazione di negatività.
che tristezza quei due ragazzi seduti al tavolo insieme che invece di  parlare guardano il telefono / che tenerezza quei due ragazzi seduti al tavolo, chini sui loro libri, totalmente assorbiti dal fantastico mondo della lettura
Diverso strumento diversa percezione. E il nostro linguaggio cambia.
Se guardiamo poi alla Didattica a Distanza che ha occupato discussioni, accese critiche, sostenitori di necessità – da più di un anno – la sensazione diffusa che si ha è che quando si è cercato di applicare lo schema della scuola in presenza a quella a distanza è stato un grosso fallimento.
Il tema cardine però sta tutto nell’aver tentato di usare uno strumento nuovo replicando la precedente metodologia. Chi ha tentato strade nuove, chi non si è limitato a considerare un ripiego quel momento, chi ha scelto di stare alla realtà senza far prevalere il lamento ha senza dubbio viaggiato quest’anno. Del resto non è questo che fanno gli insegnanti?
Queste esperienze hanno in comune un disvelamento di una matrice, il linguaggio, che se non adeguatamente valutata si schiaccia sullo strumento, rendendo quest’ultimo il più delle volte inefficace.
L’occasione del Festival Internazionale Virtuoso & Belcanto era, come ogni evento nel 2020, seriamente compromessa. Il Festival si sarebbe dovuto svolgere a Lucca, radunando studenti e maestri da ogni parte del mondo per due settimane di musica classica e romantica.
La scelta di tentare un’edizione interamente online appare oggi immediata, ma prima di Virtuoso & Belcanto nessun Festival di classica aveva osato; altrettanto rischiosa era inoltre l’idea di realizzare il programma per intero (masterclasses, concerti, concorsi) coinvolgendo studenti, maestri organizzatori e molteplici fusi orari.
Assumiamo che il linguaggio sia, come ci ricorda persino Wikipedia, un codice che consente la comunicazione tra soggetti diversi. Aver approfondito il linguaggio specifico del Festival Virtuoso & Belcanto ha portato a un sovvertimento del paradigma.
La musica è essa stessa connessione, costruisce reti che intersecano persone in ogni punto del globo sfidando ogni altro parametro connesso a cultura, censo, possibilità, interessi. Virtuoso & Belcanto – The Connected Edition.
La prima in assoluto a livello mondiale, ha permesso a oltre 200 tra studenti e maestri ad ogni latitudine di insegnare e imparare, ha consentito ad appassionati di ascoltare musicisti di fama mondiale esibirsi in modo inedito, e di poterli ri ascoltare. E ancora.
Comunicare il Festival è stata per noi di mmad l’occasione di assecondare un nuovo linguaggio, approfondirlo, sentire come suonava. E vincere, con questo progetto, il XXV premio Mediastars, primo classificato della sezione internet per le attività socio-culturali.
Volendo superare le barriere epiteliali ed arrivare al cuore del problema possiamo dire che  gli strumenti digitali di informazione e comunicazione costituiscono una strepitosa possibilità per l’organizzazione dell’esistenza degli esseri umani e per la costruzione del loro mondo.
E, insieme a questo, costituiscono anche una grande sfida a capire nuovamente, senza darlo per scontato, chi siano questi umani e cosa sia il mondo, sfida in cui certamente il linguaggio ha un posto centrale.
(Immagine adattata da un opera di Dana Sederowski, foto climber di Brett Sayles)