C’è in effetti una consuetudine tra gli addetti ai lavori della comunicazione ed è quella di commentare ogni altrui lavoro, in una discussione concatenata autoreferenziale in cui si passa dal morettiano mi si nota di più alla lista del migliorabile, esaminato dal balcone di una casa di ringhiera in cui sono tutti lì a attendere l’errore, la pecca.

Molti dei temi di fine – inizio anno vertono su ciò che dovrà essere la comunicazione del futuro in antitesi a quello che non; per canto mio il 2020 mi ha almeno insegnato che a gennaio difficilmente si sa cosa accadrà a marzo, tantomeno in ambiti così ondivaghi e ricorsivi come la comunicazione.

Non è però nella mia sensibilità la costante analisi critica dell’altrui, e se una cosa ripeto con convinzione ai clienti è che la comunicazione deve essere vera, o non dura, questo vale necessariamente anche per me. Niente Molisana, quindi né spot TIM. Mi metto invece nel cerchio di chi condivide quello che ha del vecchio per costruire insieme il nuovo.

Il rinnovarsi dell’etica
Qui ho parlato di quanto la pandemia abbia sensibilizzato tutti a trattare in modo serio dei propri valori aziendali, e i nostri clienti lo hanno fatto, hanno raccontato di cosa sia la ri umanizzazione nell’ambito del tissue, di come costruire abiti sia strettamente connesso alla valorizzazione della persona così com’è. Lavorare con le pmi è entusiasmante perché -con pochissime o nulle sovrastrutture- parlano dirette alle persone, ai loro clienti e si fanno cambiare dalle loro risposte.

 

Le reti nella rete
Ho partecipato a un corso della Scuola Holden, tenuto da Alice Avallone sulla netnografia digitale, tema che avevo sempre sfiorato e non avevo mai affrontato direttamente. Si tratta, e mi perdonerà Alice la sintesi tranchant, di mettersi a caccia delle tracce umane che le persone lasciano nel loro cammino in rete. Oltre alla predominanza sociologica di questo lavoro, che apre interessantissimi approfondimenti sul modo di essere attraverso il tempo e lo spazio,  il lavoro dell’etnografo digitale offre dati a chi alle persone si rivolge attraverso la scrittura. Cosa ci fa il suddetto?

 

Data literacy
Il 2020 è stato senz’altro l’anno dei numeri. Dati – peraltro ad altissimo impatto emotivo – hanno riempito ogni spazio di lettura/scrittura. E, dalla confusione che ne è generata, abbiamo compreso che manca una diffusa capacità di leggerli, questi dati, e anche di porgerli. I dati però, e non certo solo quelli sanitari, raccontano storie se si sanno interpretare, e sono le nostre storie. Per chi comunica, rendere i dati visibili e usabili è più che una sfida, una necessità. E qui il mio grazie va a Donata Columbro e al suo lavoro di #tispiegoildato
In mmad abbiamo iniziato a raccontare la new normality a partire dai numeri, ma il viaggio è appena all’inizio.
Microcopyando
mmad ha compiuto nel 2020 venti ( v e n t i ) anni di attività, che avremmo dovuto festeggiare, ma abbiamo – come tutti – scelto di rimandare. Abbiamo sempre seguito la via della tecnologia che si adatta ad ogni tempo e necessità, va bene per ogni media e per ogni occasione d’uso: la scrittura. Aiutiamo le aziende a trovare la propria voce e ad usarla per relazionarsi con il proprio pubblico. Lavoriamo con i microcopy, quei preziosi piccoli testi che all’interno dei siti suggeriscono alle persone cosa fare. Semplificare senza banalizzare, invogliare senza pressare, chiarire senza annoiare, sembra talco ma non è – il microcopy dal nome così innocuo è un fiero avversario. Le persone amano le pagine chi siamo o mission dei propri siti, ma se poi non si capisce cosa fare all’interno dei form e come contattarli è tutto a dir poco vano.
Lavorare sui contenuti è la nostra expertise, e il nostro vanto.

 

Content User Experience
il progetto che ci ha accompagnato quest’anno è entusiasmante. Studiare le abitudini di acquisto dei consumatori e offrire loro dei contenuti pensati per lo spazio e il luogo in cui comprano, non statici ma , e che mutano dinamicamente. Offerte che sono appunto offerte attraverso strumenti diversi, e che cambiano nel tempo. Qui, o qui, e non solo, ci siamo divertiti con un oggetto super tradizionale, il Panettone Artigianale Miraglia, che si è prestato a giocare con testi e visual per incrementare le vendite in un Natale decisamente atipico.
Da qui vogliamo ripartire nel 2021 per raccontare di più, per aumentare il racconto, l’esperienza, le occasioni.

 

Sì, ho notato la prevalenza femminile nelle persone citate. E alle suddette aggiungo Michela Murgia che sta conducendo una battaglia linguistica, – quindi essenziale perché nomina sunt consequentia rerum – sul lemma “una donna” che costringe tutti noi a fare attenzione ai retaggi linguistici che ci portiamo dietro e Luisa Carrada che fa desiderare ciascuno di essere un Copy Migliore (semi cit)

 

Lascio il finale a Mafe e al suo ultimo libro
La digitalizzazione spesso vuol dire aumento della fisicità – dello sport, della cucina, dell’orto, dei viaggi a piedi, della meditazione. Il digitale non è un’alternativa, è un arricchimento, a meno che non lo usi per impoverire la qualità della tua vita. È una tua scelta, l’importante è non cadere nel tranello che per arricchirla sia sufficiente rinunciarci. Sarebbe troppo facile.

 

quanto a noi di mmad, ci incontrate qui. Vi aspettiamo.
(Immagine di Adrien Olichon)