Il concetto di new normal, che abbiamo sentito rammentare spesso in questo periodo durante/post CoViD-19, è espresso in sintesi dalla ineluttabilità di un cambiamento complessivo e duraturo nelle abitudini connesse alla socialità ed al quotidiano proprio delle persone, che per definizione si riflette nel cambiamento di comportamenti e di modi di sentire verso le proprie relazioni dirette ed indirette.

Per il nostro mestiere si tramuta in un cambiamento delle attenzioni e dei driver delle abitudini di acquisto, con uno shift percepibile verso valori diversi dal peso della marca e da una ancor più accentuato consenso verso chi adotta comportamenti etici e rispetto delle regole.

L’indagine, nata per gioco, ha trovato grande successo e un ampio risultato. Pur mancante di domande di controllo e dei requisiti utili per la corretta inferenza statistica, il numero elevato di risposte (il dato finale è di 522 risultati utili) ci permette qualche riflessione, in libertà e senza la pretesa di un valore scientifico.

Un po’ meno dei tre quarti del campione ci dice che l’esperienza del CoViD ha cambiato le sue abitudini, e con il secondo quesito poco più dei tre quarti asserisce che non c’è attitudine al cambiamento in Italia. Sembrerebbe un risultato poco coerente, che forse lascia intendere una verità diversa.

Analizzando infatti le singole coppie di risultati, scopriamo qualcosa di più sul sentimento del campione, massimamente delle persone. Individuando le coppie di risposta, possiamo definire una tabella come la seguente:

che associa una sigla ad ogni risposta per il quesito 1 per il quesito 2. Con una doppia interrogazione sulla tabella excel dei 522 singoli risultati, otteniamo una attribuzione qualitativa per i singoli soggetti che hanno partecipato al sondaggio; questo ci permette di ipotizzare il modo di sentire di ognuno, deducendo dalla coppia di riposta fornite una ipotesi di sentiment, secondo la tabella seguente:

Chi ha risposto con la combinazione A1B2 sembra essere davvero pronto per il cambiamento, ed accoglie il senso dei valori associati al cambiamento: li abbiamo denominati NEWNORMAL.  Anche chi ha risposto con la coppia B1B2 sembra avere visione possibilista e percepisce un cambiamento in atto: li abbiamo denominati POSSIBILISTI.  Diverse le posizioni per le coppie A1A2 e B1A2.  Nel primo caso con quella coppia di risposte il partecipante dichiara di aver cambiato abitudini e al tempo stesso di avere poca fiducia nei comportamenti degli altri: li abbiamo denominati DIFFIDENTI.  Nel secondo caso si dichiara – semplicemente – di non credere minimamente ad un cambiamento in atto: li abbiamo denominati IMMOBILI.

Definiti così, possiamo analizzare quanti, tra i votanti, compongono i quattro gruppi individuati. Il risultato è espresso nella tabella e nel grafico seguenti:

È interessante a questo punto riflettere sul dato estratto. I diffidenti, quelli che affermano di sentirsi cambiati ma che non vedono la stessa attenzione negli altri, costituiscono ben più della metà dei votanti. Gli immobili, quelli che potremmo definire refrattari verso le sigle ed i cambiamenti, sono quasi un quarto. Il dato sui convinti del cambiamento si ferma circa al 20%, e la percentuale dei possibilisti è trascurabile, solo 16 partecipanti su 522.

La grande maggioranza, attraverso questa analisi, ci racconta qualcosa di sé che va oltre il tema stesso dell’indagine. Ci dicono che non si fidano del prossimo, o che non hanno una visione di cambiamento. In entrambi i casi, quello che viene fuori in modo forte è un probabile senso di frustrazione, di impotenza e di impossibilità (ricordiamo la non scientificità del poll). Per quanto non sia possibile effettuare valutazioni più dettagliate, è possibile tuttavia affermare che è presente, è molto ampio e non si deve ignorare.

Nel marketing e nella comunicazione pubblicitaria occorre intercettare i desiderata delle persone. Ed è proprio in questo senso che si pone l’affermazione del new normal nelle sedi di ricerca sul prodotto e sulla comunicazione della marca. Non si può parlare di new normal alle persone, che in fondo intuiscono, o sanno, che il concetto di normalità è comunque in divenire.

La sintesi più evidente è questa: il new normal concept è un idea destinata a chi produce prodotti e realizza servizi. Offrire attenzione ad un attento approccio etico, evidenziare il proprio impegno nella ricerca, nel miglioramento del proprio prodotto, dimostrare il proprio sostegno a chi ne ha bisogno, offre una immagine rassicurante, una visione di attenzione e di qualità. Tutto questo è rassicurante.

La rassicurazione, la garanzia, il caposaldo, è essenziale per chi è sfiduciato, cioè si sente solo, o impotente o immobile. Serve a creare appigli, a generare fiducia nel futuro, quindi a superare le fobie del sentirsi impotenti. La rassicurazione, e dunque il senso del new normal, getta luce nuova e positiva su chi la diffonde.

Qualunque sia la vostra attività, dimostrate di essere new normal, comunicatelo, praticatelo nel ripensare i vostri prodotti o servizi.

Pubblicizzatelo.

Sarà di grande ausilio per il vostro posizionamento, e per i vostri affari (e alla fine, anche per il vostro senso morale). Grazie a tutti quelli che hanno partecipato all’indagine. E a voi, che avete letto questo articolo.