Guinness is good for you, o almeno così dicono.
Vera o no, una cosa è senza dubbio: gli annunci di Guinness sono sempre “buoni”, quindi durante la mia visita a Dublino, ho deciso di fare una visita allo Store-house della nota birreria e, tra una pinta e l’altra, dare un’occhiata all’evoluzione della pubblicità di Guinness degli ultimi duecento anni.
la storia
Arthur Guinness fondò il negozio nel 1759, affittando una birreria a Dublino dopo aver ereditato 100 sterline da un parente e con una mossa straordinariamente astuta, ha acquistato un contratto di locazione di 9.000 anni con un affitto fisso di 45 sterline l’anno (questa terra è oggi una delle aree più preziose di Dublino e dintorni e costa ancora 45 sterline l’anno).
Ha prodotto un’ampia gamma di Ales e Stouts, ma il suo Extra Superior Porter Stout è il prodotto con l’appeal più duraturo. Il nome Porter è stato dato dai facchini del mercato della frutta e della verdura del Covent Garden di Londra, noti consumatori di questa forma di birra. Un’invenzione inglese, che è progressivamente scomparsa dal mercato domestico, ma che è rimasta ininterrottamente popolare in Irlanda.
Durante i primi anni del XIX secolo, la birreria familiare si concentrò gradualmente sulla produzione del suo marchio leader, infatti nel 1840 la Guinness Stout rappresentava più dell’80% delle vendite. Il logo dell’arpa, ancora oggi usato e simbolo della Repubblica d’Irlanda, è stato adottato nel 1862 e nel 1886 la birreria viene conosciuta come Arthur Guinness & Sons e si amplia rapidamente, nel 1900 la Guinness è stata la birreria più grande del mondo.
adv: John Gilroy
La Guinness è stata fondata nel 1759, ma non pubblica il suo primo annuncio fino al 1794, e presto fissa lo standard per la pubblicità della birra con annunci spiritosi e coinvolgenti che hanno contribuito a creare probabilmente la birra più conosciuta in tutto il mondo.
Molti non ne conosceranno il nome, ma certamente conosceranno la sua arte. John Gilroy era un grande esperto nel mondo della pittura, con una visione diversa da quella dei suoi coetanei. Proprio per questo, le campagne Guinness che ha fatto nascere dal 1928 al 1960 rimangono così distintive ora come lo erano allora. Era la grafica colorata di Gilroy che ha portato avanti il loro advertising. Uno dei più memorabili è nato dalla sua interpretazione creativa di un leone marino che lo ha incuriosito mentre si esercitava allo zoo. Quell’animale, pensò Gilroy, sarebbe stato abbastanza intelligente per bilanciare un bicchiere di Guinness sul naso. Questo concetto è diventato una delle campagne pubblicitarie più vivaci della storia: “My Goodness, My Guinness.”
1955: L’annuncio del leone di mare Guinness è stato il suo primo spot televisivo.
Il guardiano dello zoo sfortunato, una caricatura di Gilroy stesso, presentò la famiglia di animali… “turbolenti”. Da uno struzzo che inghiottiva una Guinness, con bicchiere e tutto, ad un pellicano con un becco pieno di bottiglie. Un leone legato, un orso fugace, un coccodrillo, canguro e pinguino.. e, naturalmente, il più famoso di tutti, il tucano. Personaggio che ha veicolato la campagna “Guinness-a-day”, i fan ancora adornano le loro stanze con questi poster e targhe.
Più contemporaneo, dopo “My Goodness, My Guinness”, è stata la serie “Guinness For Strength”, in cui Gilroy ha rappresentato le persone che intraprendono incredibili abilità di forza, grazie a Guinness. Il lavoratore che porta la trave. L’uomo che tira un carrello. I poster iconici come questi sono stati creati da Gilroy fino agli anni ’60, ed è sulla visione di questo artista che ha ruotato tutta la pubblicità successiva di Guinness.
Cosa resta da scrivere dunque… cheers!
(scritto e diretto da Valentina Bocchibianchi)