Le azioni a variabile quantitativa introdotte da Medium possono costituire un vero cambiamento nella valutazione della performance di un contenuto digitale?
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Medium, la nota piattaforma per contenuti generati dagli utenti/autori che offre più dello spazio di Twitter (anche perché fondata da Evan Williams e Biz Stone) a scrittori e lettori connessi socialmente o per interessi in modo intelligente, ha presentato una innovazione semplice ma interessante, che apre scenari nuovi e diverse opportunità.
La piattaforma nata nel 2012 è cresciuta senza fretta, divenendo un luogo sempre più ricco di teste e contenuti di qualità. Non offre un editor avanzato e non consente di pubblicare libri, è un modello differente che unisce la quantità di contributori potenzialmente illimitata alla qualità e varietà del contenuto: un metasocial medium (appunto) che è un repository sociale di quel-che-erano post e blog, scalabile secondo gli interessi del lettore che imposta le sue preferenze fin dall’inizio.
La puntuale attenzione agli user, l’adozione di scrittori e contributori che generino aggregazione, l’innovazione creativa (con series, ad esempio), la cura e la coltivazione della varietà e della qualità percepita rendono Medium un luogo straordinariamente vivace sotto il profilo culturale. Uno spazio da valutare sempre per le potenzialità di posizionamento che può offrire se utilizzato intelligentemente. E allora.
Un piccolo tasto, in basso a destra nell’App sempre visibile sulla pagina del post che stiamo leggendo: permette di interagire e mostrare gradimento in modo non binario. Come quando applaudiamo ad un concerto o ad uno spettacolo, ci permette di mostrare gradimento con un solo applauso, o con dieci o venti, fino a cinquanta. È sufficiente tenere premuto il tasto per i claps per far salire numericamente il valore del nostro apprezzamento, in modo perfino naturale. Nato per ammissione degli stessi sviluppatori come qualcosa di divertente, gli stessi poi indicano nel disclaimer unito al rilascio dell’aggiornamento dell’app che è una innovazione significativa.
Lo è, per gli utenti, per il modo con cui si offre un modo diverso di fare like. Ma lo è di più nella potenzialità che questa semplice novità genera per Medium, quando sarà adottata – o complicata – anche da altre piattaforme social più note.
Non solo un like, non una singola interazione. Ma una azione dinamica, che varia quantitativamente la dimostrazione di gradimento. Appare come un gioco. Non ha e non crediamo avrà grande divulgazione da parte di quelli di Medium. Nel loro stile.
Ma come ogni cambiamento significativo, di cui ci rendiamo conto quando produce grandi effetti, introduce un aspetto di complessità nella misurazione dell’engagement degli utenti che può modificare anche molto le metriche di valutazione delle performances degli spazi di aggregazione dell’internet.
La capacità di interazione variabile dell’utente crea spazio a valutazioni diverse da quelle a cui è abituato il marketing di ogni azienda sul gradimento di un contenuto, sul consenso che può generare.
Alla quantità finita di azioni generate dai fruitori di un contenuto potranno affiancarsi metriche più complesse che tengano conto della quantità di gradimento in rapporto al numero di utenti che generano interazione, determinando così spazi di frammentazione del target market più sofisticati.
Alla misura delle actions si aggiungerà il ranking degli author finora collegati da una basica funzione lineare (un like un utente, cento like cento utenti)
Non che oggi non ci siano metriche di relazione qualitativa. Ma sono più valide ed apprezzabili sui grandi numeri: ad esempio la pagina aziendale di superbrandX su Facebook, con quantità di azioni molto elevate per ogni contenuto pubblicato, tanto da generare necessità di attenzione a rilevazioni che mettano in relazione l’eventuale azione multipla di un singolo utente – like o condivisione o commento – con il numero complessivo di coloro che hanno generato almeno una interazione, per aiutare a valutarne più compiutamente il sentiment.
Se (quando) Facebook – o LinkedIn, o Google, o Amazon Prime Video introdurranno un approccio mutuato dai claps di Medium, rendendo variabile in valore l’action che l’utente può effettuare, certe valutazioni oggi non significative per pagine aziendali o contenuti che producono interazioni ridotte potranno trovare nuovi parametri di misurazione, con un grado di affidabilità inversamente proporzionale – o almeno non direttamente in relazione alla quantità di impression ottenuta dal contenuto stesso. Ci sembra possibile, ci piace immaginarlo. E chissà che altro.
Ci aspetta (come sempre) un mondo nuovo, domani.