Quelli che hanno accesso a Netflix dovrebbero aver già terminato il binge-watch della seconda stagione di Stranger Things, uscita giusto in tempo per Halloween.
La prima serie dei Fratelli Duffer, dramma soprannaturale inscenato negli anni ’80, è stata la sorpresa dello scorso anno, apparentemente uscita dal nulla e che ha sorpreso il pubblico di tutto il mondo.
Era la storia di Mike, Dustin, Lucas e Will, quattro amici nella città immaginaria di Hawkins, Indiana, che vivono le loro vite con attività tipicamente anni ’80, come giocare a Dungeons and Dragons, usare la bici BMX, essere vittima di bullismo e avere curiosità verso il paranormale.
Quando Will scompare, i tre amici rimasti si ritrovano coinvolti nella sua ricerca insieme alla madre, interpretata da Winona Ryder (un’icona degli anni ‘80 a pieno titolo). Da questo momento ci si apre verso un mondo fatto di oscure strutture di ricerca governative, soggetti sfuggiti alla sperimentazione (Eleven, la stella della serie, interpretata da Millie Bobby Brown) e una dimensione orribile che ha ingoiato Will.
La seconda stagione è destinata a scavare più a fondo nei misteri che sono stati annunciati nei primi otto episodi, mostrando gli Eightees con la stessa fierezza.
Guardando Stringer Things si notano le citazioni a The Goonies (il personaggio di Bob Newby interpretato da Sean Astin, uno dei protagonisti de I Goonies nel 1985), Stand by Me, Poltergeist, ET, Firestarter e qualsiasi altra cosa che i Fratelli Duffer, come la sottoscritta, hanno visto da piccoli.
La nostalgia è un’arma potente e gli anni Ottanta sono un territorio particolarmente combattuto. Il che è una cosa curiosa, perché la maggior parte di noi che l’ha vissuta non la ricorda particolarmente eccezionale.
E forse, è proprio questo il punto.
Gli anni Ottanta sono un decennio che ha funzionato particolarmente bene per l’intrattenimento horror o fantascientifico. Forse perché i film horror erano ancora in voga ai tempi e il pubblico scoprì per prima cosa la comodità dell’intrattenimento domestico nella forma di noleggio video. Film come Nightmare on Elm Street, Venerdì 13 e La Casa sono nati negli anni Ottanta e io ho tuttora i VHS.
L’ultima ondata di nostalgia degli anni ottanta dal sapore creepy è stata lanciata da JJ Abrams e Steven Spielberg con il film del 2011 Super 8, che condivide molto con Stranger Things: un gruppo di bambini che fanno il loro film (come spiega il titolo, su una pellicola Super 8) si imbattono in una creatura liberata dall’incarcerazione del governo grazie a un incidente ferroviario.
Quest’anno, naturalmente, abbiamo avuto anche l’adattamento cinematografico del clown horror di Stephen King IT, ambientato interamente negli anni ’80 e con un gruppo di ragazzini che sfiorano un’entità paranormale… beh, avete capito.
È inoltre possibile inserire nel mix la mini serie TV Dead of Summer; l’episodio di San Junipero di Black Mirror di Charlie Brooker (non creepy, ma così intrappolato negli anni Ottanta da far quasi male); il romanzo d’esordio di Ernest Cline, Ready Player One (girato da Spielberg per il 2018); il popolare libro di fumetti Paper Girls, di Brian K Vaughan & Cliff Chiang e l’imminente graphic novel Hollow Monsters di Monty Nero, che ha quadruplicato il suo obiettivo Kickstarter oltre una settimana prima.
Impostare una narrazione negli anni Ottanta piuttosto che ai giorni nostri ha senz’altro il suo fascino, in primis il fatto che non ci fossero telefoni cellulari o internet, elementi perfetti per un qualsiasi scrittore che vuol far salire la tensione. Quante storie sarebbero state completamente rovinate se il protagonista avesse potuto semplicemente googlare una domanda o utilizzare il proprio cellulare per chiedere aiuto quando si trovava in un posto terrificante?
Aggiungete a ciò il fatto che noi ragazzi degli anni Ottanta facevamo molto di più di quanto non facciano i ragazzi di oggi, e nei film era chiaro. Ad esempio nessuno si spaventava o telefonava alla polizia quando un gruppo di ragazzini si avventurava nei boschi per un’avventura, come il già citato Stand By Me, l’adattamento di Rob Reiner di un racconto di Stephen King intitolato The Body (pubblicato nel 1986 ma ambientato nel 1959).
Ma forse la ragione principale per cui ci piacciono le storie ambientate negli anni Ottanta è che per tutto ciò che è stato 30 anni fa, ci sono così tante risonanze con il mondo di oggi che gli anni ’70 e ’90 non sembrano permettersi.
Proprio come ora, negli anni Ottanta temevamo l’annientamento nucleare dalla Russia; oggi aspettiamo che la Corea del Nord inizi a lanciare bombe. Il terrorismo era in cima all’agenda con l’IRA; oggi è l’estremismo islamico. Avevamo la Thatcher allora, oggi la May.
Per quanto difficile possa sembrare ai bambini moderni, non ci è mancato quello che non avevamo. Niente telefoni cellulari, niente internet, niente Netflix, niente Spotify, niente League of Legends. Ci bastavano una bici, delle biglie e un’estate lunga e calda. Stavamo bene così.
Guardando indietro, era forse un decennio oscuro. Disoccupazione, disordini, AIDS, TV a sei canali. Non c’è da meravigliarsi se gli anni Ottanta sono un terreno fertile per i registi, i produttori televisivi e gli scrittori di oggi. L’horror non è solo shock, sobbalzi e ciò che si nasconde nell’ombra, è anche mettere una luce sulla nostra realtà.
Ma credo che il vero vantaggio nell’ambientare una storia tra gli orrori reali e immaginati negli anni ’80 sia il semplice fatto che, in linea di massima, siamo tutti sopravvissuti a loro. Ce l’abbiamo fatta. Siamo usciti dall’abisso nucleare, anche se brevemente. Freddy Krueger ha perseguitato i nostri sogni, ma alla fine ci siamo svegliati. L’AIDS rivendicava vite umane, ma non era la piaga monolitica che ci avevano detto che sarebbe stata. Will è scomparso in Stranger Things, ma alla fine ha trovato la strada di casa.
Più le cose cambiano, più rimangono le stesse. Forse il mondo è un posto terrificante come lo era negli anni Ottanta, ma forse il messaggio che dovremmo prendere dall’attuale revival del decennio scelto come backdrop per i nostri divertimenti più oscuri è che se abbiamo superato tutto quello, allora sicuramente possiamo superare tutto questo.
(scritto e diretto da Valentina Bocchibianchi)