La radio in genere propina ormai quasi esclusivamente palinsesti leggeri, superficiali, volgari e poco illuminati. La televisione, con il suo proliferare di canali satellitari e digitali offre sì un ventaglio grande e variegato ma complessivamente spesso desolante. Tra i canali, National Geographic e Discovery. Le produzioni sono quasi esclusivamente americane, di un livello scientifico davvero risicato nonostante gli scienziati coinvolti: la divulgazione di scienza e cultura condotta spettacolarizzando – con effetti speciali.
La parafrasi della sintesi di un Bignamino.

Dei giornali si è scritto e detto ormai tanto. Dei giornalisti, del loro porsi con arroganza e del loro livello di conoscenza, forse non abbastanza. Ci sono molte ottime penne, consapevoli. Molte altre afflitte dal male contemporaneo dell’ignoranza inconsapevole, della pseudocultura avallata da curricula facili, in certi casi perfino acquistati. 

Il mondo di oggi è buio, come in ogni passaggio di millennio che si rispetti.

Certo, tutto sembra scintillare, in tv. Mille luci ad ogni ora sono lì per sollevarci banalmente l’umore. Ma non sappiamo vedere i valori, con queste luci della ribalta. Il grande Chaplin aveva descritto quello che ciclicamente ritorna: la penombra della ragione.

C’è perfino chi dà la colpa a Wikipedia. Sì, è una enciclopedia partecipata dalle persone, quindi piena di voci insulse e inutili per la collettività. Sì, celebra personaggi che non dovrebbero essere celebrati, né resi noti con voci fasulle. E sì, a volte è superficiale quanto certi suoi stessi estensori. Ma è un progetto dinamico, che migliora costantemente, e le voci principali – quelle utili, insomma – sono costantemente monitorate e migliorate da una community di contributors davvero molto estesa, fatta da migliaia di persone solo in Italia.

Wikipedia non fa più di quel che promette. È uno strumento gratuito e partecipato di informazione che comunque cresce costantemente in qualità. Ma se uno studente basa il suo sapere sulla sola Wikipedia, è ovvio che fa lo stesso errore di chi venti o trenta anni fa studiava Filosofia sul Bignami. Non approfondisce granché. E se il sistema scolastico si accontentasse di questo, la qualità della formazione sarebbe certo risibile.

Il web, però, è grande. Siamo vicini ai tre milioni di nomi dominio .it registrati, e nel mondo il miliardo di siti web è già superato da un po’.

Il web non migliora l’intelligenza delle persone. Il web migliora la possibilità di comunicare delle persone, e migliora la scelta che le persone possono avere sull’informazione. Sulla loro informazione

Quanti siti navighiamo e visitiamo con frequenza quasi giornaliera. Quanto spesso il web è usato da comunicatori, giornalisti, pubblicitari e designer in modo piatto, privo di spessore architettonico o di sinsemia.

È chi ascolta, come sempre, il vero artefice del successo nell’atto del comunicare. Chi ascolta ha una reazione, dipende dal messaggio, dalla percezione del messaggio, dalle condizioni di trasmissione del messaggio, dal colore della trasmissione. L’ascoltatore oggi se vuole può approfondire con semplicità, se vuole può condividere con immediatezza, se vuole può aggiungere contenuto e quindi valore al messaggio.
Il web può consentire di uscire oltre la bidimensionalità di ogni mezzo tradizionale, utilizzando soluzioni costruite con l’architettura tipica delle mappe mentali ma che offrono l’opportunità di espandere il messaggio, con la circolarità, nella terza dimensione. Verso temi paralleli o trasversali al contenuto principale, verso ascoltatori diversi da quelli individuati da chi trasmette il messaggio, verso modi diversi di diffondere e radicare messaggi, percezioni, posizionamento.

Conoscendo i nuovi paradigmi, possiamo indirizzare messaggi, e sapere cosa ascoltare indietro.

La complessità non si semplicizza e non deve essere temuta: è una parte di quel destino dell’essere che ci permette di vivere – a prescindere dagli usi e abitudini personali – una vita di soddisfazione autentica.

Non sempre è immediato individuare i messaggi più adatti, le informazioni che ci servono, le conduzioni non banali, per ogni argomento che ricerchiamo e che approfondiamo sull’internet.

Se si è genitori, è un obbligo cercare di imparare come aiutare i figli a cercare con curiosità. Se si è figli, è importante aiutare i genitori a scoprire quello che per abitudine loro non cercano, quel nuovo e diverso che può arricchirci, oltre la stupidità del messaggio becero o inattendibile, oltre le voci che blaterano ripetendo inutili condizioni anacronistiche.

C’è tutto un web intorno, che non conosciamo. Che può essere insulso, certo. Oppure straordinariamente profondo. Dipende dai punti di vista di chi ricerca, dall’attenzione che impieghiamo.

Noi lo scopriamo uscendo dai soliti percorsi di ogni giorno, avventurandoci su quelle strade diverse che forse i nostri vicini – figli o genitori, amici o nemici – non vogliono percorrere.

Sappiamo cosa è meglio.

 

Ultimo aggiornamento: luglio 2012